Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia: il modello scientifico per una medicina olistica
Da quando la medicina si è autodefinita scientifica ha accettato e fatto suo il modello di pensiero riduzionistico e meccanicistico. Sembrava facile, logico, economico suddividere l’uomo in “pezzi” (studiati poi dai vari specialisti cardiologi, gastroenterologi, neurologi e così via) per comprendere l’intima complessità della biologia umana. Ma l’organismo umano non si comporta in modo “lineare” come una macchina: quando le varie parti di cui è composto vengono “assemblate” tra loro quello che si ottiene non è una semplice somma delle loro funzioni bensì molto di più. Ad ogni elemento aggiunto nel Puzzle compaiono funzioni, interazioni, reazioni e contro-reazioni inaspettate ed il sistema accede ad un livello molto più complesso in modo esponenziale. Se poi, alle varie funzioni fisiologiche di organi ed apparati, si aggiungono pensieri, emozioni, conflitti psichici, relazioni interpersonali, e un po’ di sensi di colpa, l’uomo torna ad essere più imperscrutabile di prima ed il progetto genoma, costato miliardi di dollari, segna definitivamente la limitatezza del paradigma meccanicistico in biologia.
La PNEI, così come l’informatica e la fisica quantistica sembrano quasi procedere di pari passo e negli ultimi 30 anni hanno sancito in modo indiscutibile la nascita di nuovi paradigmi per la comprensione della vita in tutti i suoi aspetti. Non si tratta solo di un progresso concettuale ma di una rivoluzione epocale quanto l’invenzione della ruota o la scrittura. Ancor più straordinario è il fatto che le nuove scienze non rinnegano gli antichi “dogmi” ma li completano li inglobano e li evolvono in funzione delle acquisizioni scientifiche. Così la fisica riabbraccia la mistica, l’informatica crea la “rete” grazie alla quale ogni individuo è interconnesso con chiunque, e la medicina torna ad essere olistica, psicosomatica, integrata.
Le pagine che seguono hanno l’intento di spiegare i nuovi principi di base alla quale la PNEI si ispira. Si tratta di quei paradigmi che inesorabilmente stanno cambiando la medicina, il concetto di vita e di malattia, quello di diagnosi e di terapia. Questo scritto è stato preparato da me a conclusione del master in psiconeuroendocrinoimmunologia tenutosi in Roma nel 2013.
Nell’augurarvi buona lettura vi ricordo, in caso di utilizzo di alcune parti dell’articolo, va rispettato il copyright, pertanto: citate la fonte!
CAP. 1° UN PO’ DI STORIA
Se non hai una visione storica diventi dogmatico cioè consideri l’attuale livello di conoscenza il migliore perché è l’ultimo (Bottaccioli)
La prima caratteristica che colpisce chi si addentra nella lettura di testi antichi di medicina, è il fatto che tutti gli autori del 500, 600, 700 e buona parte dell’800, e non solo i classici come Ippocrate e Galeno, nelle parti introduttive dei loro trattati si dilungano a descrivere il paradigma di riferimento a partire dal quale, poi, dimostrano le loro teorie fisiopatologiche. Alcuni trattati addirittura sono riflessioni in cui si confrontano e si commentano diversi paradigmi come per esempio quelli tra Ippocrate ed Avicenna (umori, miasmi, costituzioni ecc.)
La seconda riflessione nel campo della storia della medicina, è notare che, sebbene la concezione dualistica della vita fosse presente da sempre nel pensiero antico (basti pensare a Platone che descrive l’uomo come una anima prigioniera in un corpo), anche dopo la grande scissione operata da Cartesio tra metafisica e scienza e quindi tra spirito e corpo, nessuno di questi scienziati e medici ha mai perso la VISIONE UNITARIA DELL’UOMO.
Paradossalmente quando la medicina diventa scientifica (da Pasteur in poi) ovvero da quando la “materia peccans” prende corpo sotto forma di batteri e virus, la medicina è stata incapace di studiare l’uomo, la vita, la malattia e le sue possibili terapie, in modo olistico.
Dalla fine dell’800 il nuovo paradigma fondato sul meccanicismo e sul riduzionismo, cioè sulla semplificazione e sulla frammentazione, impera in tutta la scienza così che anche la biologia si adegua fino a rendere la medicina complicata da un lato (basti pensare alle innumerevoli combinazioni molecolari ed alle migliaia di reazioni chimiche che avvengono in ogni secondo in ogni cellula dei 60 trilioni di cui è composto un essere umano) e banale dall’altro. Banale è sperare di curare una osteoporosi con un po’ di Ca, come banale è ricorrere ad un po’ di Fe per l’anemia, ad un antiacido per la gastrite, ad un antibiotico per una influenza, ad una benzodiazepina per l’ansia!
L’anemia, l’osteoporosi, la gastrite, il raffreddore e l’ansia continuano ad esistere perché l’uomo NON è un SISTEMA LINEARE!
L’uomo non è un sistema lineare come i pezzi che compongono un carburatore bensì è un SISTEMA COMPLESSO dove l’insieme delle sue parti è molto più che una somma aritmetica delle funzioni che le determinano e dove ad ogni livello di complessità maggiore si stabiliscono nuove leggi, nuovo ordine, nuove funzioni INTEGRATE TRA LORO.
L’olismo scompare, Dio muore (…nelle stanze da pastiglie trasformate…) ed il meccanicismo RIDUCE.Con il ‘900, l’universo e l’uomo sono stati ridotti a macchine, delle quali bisogna conoscere i vari ingranaggi, e dove Dio è stato relegato al posto di “untore” di quegli ingranaggi che lui stesso aveva creato.
Anche le cause della vita e delle malattie sono ridotte, infatti dall’olismo si passa alla teoria cellulare di Virchow e poi alla patologia molecolare di Pauling per arrivare alla patologia genetica che dalla scoperta del DNA da parte di Watson e Crick (senza dimenticare il contributo di Rosalind Franklin) fino alla apoteosi del PROGETTO GENOMA degli anni ’90, hanno allontanato l’uomo da se stesso.
Paradossalmente (per la seconda volta paradossalmente) quando sembrava di avere in mano le chiavi della vita e quindi la soluzione di ogni patologia con la completa identificazione delle parti costituenti il DNA umano, ecco che il paradigma meccanicistico (paradigma della frammentazione e della banalità) mostra tutti i suoi limiti:
- solo 24.000 geni per spiegare l’esistenza di 100.000 proteine?
- Solo qualche migliaio di geni differenti per distinguere il DNA di un essere umano dal DNA del moscerino della frutta?
- E tutto quel DNA chiamato “spazzatura”, servirà ben a qualche cosa se è vero ciò che disse Einstein e cioè che “Dio non gioca a dadi con l’universo”?
- E, precisiamolo da subito, gli interessantissimi studi di Epigenetica, ovvero di quella branca della medicina molecolare che studia come i geni vengono espressi (grazie a meccanismi di acetilazione del DNA) o silenziati (con la metilazione istonica) all’interno della cellula e grazie alla quale abbiamo compreso come un epatocita è così morfologicamente diverso da un neurone pur avendo lo stesso corredo cromosomico, devono espandersi oltre la biologia molecolare (che nasce con mentalità meccanicistica) per considerare EPI-genetico tutto l’ambiente nel quale viviamo e al quale reagiamo non solo a livello biochimico ma anche emozionale, mentale e spirituale. Sono epigenetiche le mie relazioni affettive, il mio stile di vita, la mia alimentazione, i valori in cui credo e quelli in cui non credo, il luogo in cui vivo, il modo in cui lavoro, come dormo, come respiro, i miei conflitti psichici e la mia intelligenza emotiva, quale attività fisica faccio e quanta e come, cosa penso di me, cosa penso della vita, quale senso dò alla vita in relazione a me stesso e agli altri.
Parallelamente allo sviluppo della c.d. medicina scientifica, accademica, scienziati come Groddek (1), W. Reick (2), C. Yung (3), prima, F. Alexander (4), J.H. Schultz (5), M. Maxwell (6), e in Italia Luigi Oreste Speciani (7) e Paolo Pancheri (8), più recentemente, hanno portato avanti il concetto di Medicina Psicosomatica. Purtroppo il filone della “medicina psicosomatica” si è andata esaurendo verso la fine del secolo scorso perché, a mio parere, da un lato, ha perso, nel tempo, il carattere medico/biologico e si è espressa più come psicologia. Dall’altro lato, anche la medicina psicosomatica ha dovuto ampliare il suo ventaglio di conoscenze per divenire, essa stessa, parte di quella che più genericamente, in funzione proprio dei cambiamenti di paradigma, si chiama Medicina Olistica.
Perciò la medicina psicosomatica muore e la Medicina Olistica si sviluppa.
Sebbene si tratti di una medicina che spesso (a volte troppo spesso) travalichi i limiti della scienza verso la filosofia e la metafisica, molti dei suoi sostenitori sono medici come D. Chopra (9), B. Siegel (10), T. Dethlefsen (11), C. Simonton (12), R. Moody (13), B. Weiss (14), R.G. Hamer (15), L. Dossey (16), C. Sabah ecc. Altri sono fisici come F. Capra (17) (18), F. Tippler , M. Talbot (19), V. Marchi (20), G. Conforto (21), B.A. Brennan ecc.
A questi vanno uniti tutti medici omeopati e agopuntori, soffermarsi sui quali sarebbe andare fuori tema ma dai quali voglio partire per introdurre finalmente il modello più scientifico e moderno per una medicina psicosomatica, olistica, dei sistemi complessi e cibernetica, attualmente in grande espansione in tutto il mondo, cioè la PSICONEUROENDOCRINOIMUNOLOGIA.
CAP. 2° IL PARADIGMA PNEI
La PNEI si avvale della ricerca molecolare ma studia l’intero quindi le relazioni tra i sistemi (Bottaccioli)
Storicamente tutto nasce nel 1939 da una lavoro pubblicato su Nature da Hans Selye (premio Nobel per la medicina nel 1947) dal titolo “Una sindrome prodotta da diversi agenti nocivi”, su quella che lui chiamerà la SINDROME GENERALE DI ADATTAMENTO (GAS) e che oggi più semplicemente fa riferimento al c.d. Asse HPA (Hipotalamic Pituitary Adrenal) o via ormonale dello stress per differenziarla dalla via neurogenica dello stress.
Il lavoro di Selye consiste nello studio di cavie sottoposte a vari tipi di stressori, le quali presentano sempre, oltre che un incremento degli ormoni dell’asse HPA, ipertrofia del corticosurrene (la midollare surrenale è stimolata solo per via neurogena) e della tiroide, e atrofia del timo e delle ghiandole linfatiche oltre che ulcere gastriche. Selye divide la GAS in tre fasi (22)
La prima fase, di allarme, è contrassegnata da una reazione di stress acuto in cui sono mobilitate le difese dell’organismo (iperattivazione ipofisi-corticosurrene). Nella seconda fase, di resistenza, l’organismo è impegnato nel fronteggiare l’agente stressante; la reazione di stress è sempre attiva e continua l’iperproduzione di cortisolo. La terza fase, di esaurimento, subentra quando l’esposizione allo stressor si protrae in modo abnorme e l’organismo non può mantenere più a lungo lo stato di resistenza; in questa fase la corteccia surrenale entra in stato di esaurimento funzionale e si possono sviluppare nell’organismo patologie difficilmente reversibili che portano, nei casi estremi, alla morte.
A Selye va il merito di aver dimostrato, in uno studio scientifico sistematico, il rapporto tra stimoli ambientali, reazioni psicologiche, modificazioni fisiologiche e sviluppo di malattie.
Più avanti nel tempo Robert Ader e Nicholas Cohen dimostrano (a partire dal condizionamento pavloviano) come il cervello è capace di influenzare il sistema immunitario. Siamo nel 1975, ad un gruppo di cavie viene somministrata saccarina, che funge da agente condizionante, associata a ciclofosfamide, un immunosoppressore, la quale crea, oltre che una alterazione immunitaria, disturbi gastrici. Una volta condizionati gli animali si poteva ottenere immunosoppressione con la sola assunzione dello zucchero e la risposta era direttamente proporzionale alla quantità di saccarina assunta fino ad ottenere il decesso della cavia nei casi più estremi.
Sempre negli anni ’70, a partire dall’identificazione dei recettori cerebrali delle endorfine da parte della Candance Pert (23), avviene il boom nella ricerca dei neuropeptidi e non c’è anno o mese in cui non venga isolato e decodificato un peptide nuovo. Nel suo testo divulgativo, “Molecole di emozioni” la Pert descrive in modo avvincente questa ricerca frenetica dei peptidi e della loro localizzazione organica; sembra quasi che un immaginario “cerchio della conoscenza” si chiuda: quello che le filosofie antiche (ed anche molto del buonsenso popolare) affermavano in base alla tradizione di pensiero, la scienza ora lo dimostrava a livello di biologia molecolare. Lo stesso percorso lo ha compiuto anche la fisica quantistica come Capra spiega nel suo libro “Il Tao della fisica”
Scendiamo nei particolari
Fin dagli anni ’20 Wilder Penfiel durante le operazioni al cervello in stato di veglia dimostrò di poter richiamare emozioni stimolando la corteccia limbica e ciò permetterà al grande fisiologo W. Cannon di affermare nel suo libro “la saggezza del corpo” del 1927, che le emozioni nascono nella testa e si trasmettono nel corpo.
La dimostrazione da parte della Pert ed altri ricercatori, di un gran numero di recettori oppioidi nella zona limbica, cioè nella zona emozionale del cervello, ha permesso di “dare corpo” ad un fattore impalpabile come le emozioni e quindi poter affermare che i neuropeptidi costituiscono la base biologica delle emozioni: “i messaggeri biochimici agiscono con intelligenza orchestrando un vasto complesso di attività consce ed inconsce” (Pert, 2005, p.8) e chiamerà questi: CORRELATI FISIOLOGICI DELLE EMOZIONI.
Sempre in quegli anni si è dimostrato che i neuropeptidi ed i loro recettori si trovano in molte parti del corpo:
- L’intestino è pieno di recettori atti a determinare le sensazioni viscerali, “sentire di pancia” sottintende da sempre il sentire emozionale, ed è il più grande produttore, fino al 95%, di serotonina: l’ormone della felicità (vedi più avanti le funzioni della GALT e il concetto di secondo cervello)
- Ciò che desterà grande scalpore sarà però l’identificazione dei recettori per neuropeptidi nei linfociti e la capacità dei linfociti di produrre neuropeptidi ed ormoni, oltre che le numerose citochine, tanto da spingere i ricercatori a definire il sistema immunitario, cervello mobile e/o occhio interno (vedi più avanti).
Cosicché, alla fine, negli anni ’80, il concetto di un corpo come di una entità priva di intelligenza, stimolata da impulsi elettrici ad agire in modo prevedibile e stereotipato, incomincia ad essere sostituito da quello di RETE, di network. Quello che la medicina olistica, energetica, psicosomatica diceva da sempre ovvero corpo e mente sono una cosa sola, non solo diventa scienza ma incomincia a declinare un nuovo modo di osservare i fenomeni vitali.
La Pert va anche oltre quando afferma:
“ LA MENTE È NEL CORPO pertanto reprimere le emozioni, non lasciarle libere di fluire, significa creare una dis-integrazione nell’organismo il quale agisce in modo contradditorio e non come se fosse un tutt’unico: lo stress creato da questa condizione può condurre alla malattia (ibid. p. 230). Ecco perché lo stress è legato alla malattia: perché un sovraccarico di emozioni sopraffà la rete mente/corpo e i dati sensoriali non elaborati, come le emozioni non eliminate, intasano il sistema determinando un blocco nel flusso dei peptidi che regolano le normali funzioni vegetative (ibid. p.292) La mente, avendo un substrato anatomico, il cervello, e un substrato non materiale, il pensiero, tiene insieme la rete PNEI agendo spesso al di sotto della coscienza, collegando e coordinando i vari sistemi organici (ibid.p.221)”.
Questa visione inserisce un nuovo interlocutore nel paradigma PNEI fino ad oggi poco osservato: al FLUSSO delle INFORMAZIONI che percorrono la rete si aggiunge una nuova VARIABILE AL SISTEMA è “la differenza che fa la differenza” ,come affermava G. Bateson in “verso una ecologia della mente”. Questa variabile con la quale dovremmo interloquire è LA MENTE e renderà il sistema uomo più complesso e meno oggettivo.
Ma “più complesso non significa più complicato” (Biggero 2012) infatti se non potremo mai sapere come una emozione riverbera dentro il sistema uomo perché la percezione della emozione è diversa da individuo ad individuo, dal punto di vista terapeutico le cose si semplificano perché, qualunque siano le tecniche utilizzate, il semplice ottenimento di uno stato cerebrale alfa è sufficiente per riorganizzare il sistema. Addirittura il semplice controllo del respiro, come avviene nella meditazione vipassana, è dimostrato essere accompagnato da una increzione di endorfine.
Si parte dall’uomo intero e la sua vita quotidiana, ci si scompagina nell’intreccio di centinaia di peptidi che si controllano l’un l’altro e controllano se stessi con meccanismi a feedback, per tornare ad un atto di consapevolezza mentale capace di disinnescare numerosi processi patologici, primi fra tutti il dolore e lo stress!
Modello Operativo dell’Uomo Integrato sec. Luigi Oreste Speciani
Questo modello di L.O. Speciani (del quale ho avuto l’onore di essere un suo allievo) è stato presentato nel 1975 a Roma al 3° congresso mondiale di medicina psicosomatica quindi prima che fosse formulato un modello PNEI ma racchiude in sé le basi del nuovo paradigma.
Il suo punto di forza sta proprio nel Principio di Identità, che potremmo anche chiamare ES o nucleo profondo del SE o consapevolezza o anima vegetativa (per distinguerla dalla Substanzia Spiritualis di Tommaso) e che rappresenta quella “componente invisibile ma registrabile” che funge da OPERATORE del sistema
“probabilmente localizzato nel diencefalo dove confluiscono i terminali relazionali e i banchi di memoria ( Sistema Limbico) e quelli operativi (Ipotalamo e Ipofisi) non tuttavia legato alla concretezza materiale… per questo non è raggiunto da molecole chimiche ma da messaggi…il che spiega l’ interferenza modificante delle emozioni, che non sono concrete, sul soma, e i successi terapeutici, somatici ma psicogenetici, della psicosomatica da Groddeck in poi.” (ibid. p.28)
Ho fatto questa piccola disgressione perché il Prof. Speciani nel 1947 aveva vinto un dottorato di ricerca dal titolo (lo riporto a memoria) che pressappoco era: il cancro come manifestazione polimorfa di una disregolazione ipotalamo ipofisaria (Corso di Medicina Integrata, Milano 1981-82) e a conferma di quanto scrive Bottaccioli:
“possiamo sintetizzare in alcuni punti essenziali i cambiamenti epistemologici fondamentali introdotti dalla PNEI :
- La PNEI è un paradigma sistemico a base molecolare. Si alimenta della ricerca molecolare ma studia l’intero e quindi le relazioni tra sistemi.
- Le relazioni mente corpo non sono relazioni tra sostanze… la psiche emerge come imponente multisistema dalle attività delle reti neurali ma ha una sua vita, i suoi codici, la sua relativa autonomia e quindi retroagisce sulla biologia condizionandola nel bene e nel male.
- La psiche è incarnata nell’organismo e nell’ambiente. Il livello psichico è influenzato non solo dal sistema nervoso ma anche … dall’alimentazione, dall’attività fisica, dal sistema immunitario ed endocrino.
- La cura non può che essere integrata. Va presa in carico la persona nella sua interezza”
(Mutamenti delle basi delle scienze, Tecniche Nuove, 2011, p. 144):
CAP.3°: PROGRESSI IN PSICONEURO ENDOCRINOLOGIA
La medicina o è psicosomatica o non è medicina (L.O. Speciani)
- Dai tempi della prima ricerca di Selye sullo stress, (la cui risposta biologica, è qui essenziale sottolineare, NON È SPECIFICA cioè è indipendente dal tipo di stressor) sono proseguiti numerosi studi che hanno ben disegnato quelle che sono le vie di attivazione. Due soprattutto: quella ormonale a partenza ipotalamica che arriva alla corteccia surrenalica con innalzamento del cortisolo e quella nervosa che, a partenza dalla corteccia prefrontale (quindi dalla zona cognitiva del cervello) attiva il sistema limbico sia a livello dell’amigdala (sede delle emozioni) che dell’ippocampo (sede della memoria) e dell’ipotalamo (centro nevralgico dei ritmi biologici) trasmettendo un impulso nervoso direttamente alla midollare surrenale con increzione di catecolamine (adrenalina e noradrenalina) ad una velocità di circa 4 millesimi di secondo come mostra la figura.
Il Relising Hormon dell’ACTH, cioè il CRH (che già da tempo se ne ipotizzava la sua presenza come quella degli altri Relising Factors ipotalamici) è stato identificato nella sua struttura amminoacidica, nel 1981 (quando preparavo la tesi in endocrinologia come studente interno). Da allora si è visto che il CRH non solo stimola la produzione ipofisaria dell’ACTH ma anche inibisce la produzione di TRH, e quindi la funzionalità tiroidea, inibisce il GNRH, cioè il Relising Hormon delle gonadotropine, e quindi la funzionalità gonadica con amenorrea, sterilità ecc., stimola l’increzione di somatostatina con conseguente diminuzione di GH (ormone della crescita) che porterà nel bambino al c.d. nanismo psicosociale e nell’adulto un diminuito trofismo muscolare, osseo, cardiaco e della funzione cognitiva e sessuale. Vedi figura sottostante.
- Sempre nell’ambito dello stress, McEwen evidenzia i danni cerebrali prodotti dallo stress che induce apoptosi della cellula nervosa con atrofia e ridotta neurogenesi (per fortuna reversibile) soprattutto a livello dell’Ippocampo (memoria). Altri autori hanno dimostrato una atrofia della corteccia prefrontale con conseguenti alterazioni cognitivo comportamentali; mentre a livello dell’Amigdala c’è un aumento di tessuto con conseguente aumento dell’ansia e/o della depressione.
- Ma l’organismo umano ha anche gli strumenti per difendersi
- Innanzitutto con i meccanismi di feedback (retroazione) ovvero con i meccanismi di controllo che ogni molecola informazionale fa su se stessa e su i suoi precursori. Questo è un altro caposaldo del paradigma PNEI grazie al quale si introduce il concetto di biocibernetica cioè della capacità di auto gestione e quindi di auto guarigione del corpo umano, che è partita da Cannon con la descrizione di ciò che lui chiamerà meccanismo omeostatico (cioè la capacità di mantenere un equilibrio di base) per arrivare al concetto attuale di allostasi (cioè la capacità di adattamento del corpo agli stimoli esterni ed interni perturbanti: resilienza)
- In seconda istanza pare che l’organismo, sempre e già a priori, preveda un controllo del sistema, del network. A tal proposito porto questo esempio: l’ACTH è un polipeptide che nasce da un precursore più grande chiamato POMC ( pro-oppio-melano-cortina) dalla quale si formerà anche beta-Endorfina, la quale porterà un “ po’ di piacere” alla persona stressata e MSH (ormone melanocito stimolante) il quale oltre che a favorire l’abbronzatura ha una azione antinfiammatoria.
Come si può notare, l’MSH è un derivato del frammento chiamato b-lipotropina
(b-LPH). In studi recenti si è visto che l’MSH regola in sinergia con la leptina, il senso di fame e di sazietà
- Infine non dimentichiamoci del sistema parasimpatico (vagale) il quale si è recentemente visto essere attivato da citochine proinfiammatorie come IL1 e TNF-a
CAP. 4°: PROGRESSI IN PSICONEUROIMMUNOLOGIA
L’innovazione, anche in medicina, si realizza tramite la contaminazione con altri saperi (Bottaccioli, Master PNEI, 2013)
Sarà un matematico, N. Wiener negli anni ’40 che proporrà una visione complessa dell’organismo dalla quale nascerà la cibernetica: scienza della comunicazione e del controllo, teoria rinforzata negli anni ‘50 da biologo L. Von Bertalanffy e la sua teoria generale dei sistemi. Questo insieme di nuovi apporti culturali porterà alla collaborazione nell’ambito delle scienze di figure diverse tra loro come economisti e biologi, matematici e fisiologi, fisici e patologi. Da questo connubio nasceranno strumenti diagnostici sofisticati come la TAC e la RMN e lentamente, ma inesorabilmente, un nuovo modo di vedere la malattia, la salute, la terapia in medicina.
- A partire dai lavori di Ader (del quale abbiamo parlato più sopra) altri immunologi si sono approcciati allo studio della immunologia in modo sistemico.
- Basedowsky nel 1981 conferma la relazione tra i sistemi nervoso ed immunitario attivando l’asse dello stress con una iniezione di interleukina 1.
- Nel 1985 Bulloch evidenzia un collegamento tra cellule immunitarie e fibre noradrenergiche
- Blalock dimostra che i linfociti producono ormoni ipofisari.
- A tutt’oggi la cellula immunitaria pare riassumere in sé stessa il concetto di olismo e di network dal momento che sulla sua membrana si trovano recettori per una moltitudine di neuropeptidi ed ormoni che essa stessa è in grado di produrre così da divenire una sorta di centralina radiotrasmittente o, come meglio è stata definita, CERVELLO MOBILE.
- Un altro aspetto interessante che il sistema immunitario rappresenta a dimostrazione della complessità in biologia, è la c.d. BILANCIA IMMUNITARIA. Mosmann, nei topi, e l’italiano Romanini (1991) nell’uomo, dimostrano che i linfociti T helper (Th) possono essere suddivisi in due classi Th1 e Th2 legati a due profili citochinici differenti.
Th1 è collegato all’IL2, IL12, all’interferone gamma (INF-g) e al tumor necrosis factor alfa (TNF-a); mentre il TH2 alle interleuchine IL4 e IL13.
Il TH1 induce una risposta cellulo-mediata e quindi antivirale ed anticancro, mentre il TH2 attiva il sistema anticorpale per distruggere batteri.
In tutto ciò gioca un ruolo fondamentale l’ambiente infatti basta un deficit di vit. B12 o un eccesso di Cortisolo per avere una diminuzione dell’attività TH1 così come un deficit di Vit. D determina un deficit della linea TH2.
La salute è strettamente legata all’equilibrio della bilancia perché una eccessiva attivazione in senso Th1 può aprire la strada alle malattie autoimmuni, così come una cronica sollecitazione in senso Th2 favorisce le allergie. Lo stile di vita occidentale condizione uno sbilanciamento in senso Th2 il quale, a causa della relativa diminuzione della componente Th1, favorisce lo sviluppo del cancro.
Interessante notare come tra gli agenti favorenti i due assi della bilancia, la melatonina è legata al Th1 ed il cortisolo al Th2. Fisiologicamente questi due ormoni hanno un ritmo circadiano, dove il cortisolo ha un picco al mattino, per poi calare gradualmente durante la giornata, mentre la melatonina ha un picco in piena notte durante il sonno e favorito dal buio.
Uno stress prolungato che costringe l’organismo a mantenere alti i livelli di cortisolo alterando il ritmo sonno veglia blocca anche il picco notturno di melatonina e di GH.
- Un ultimo interessante aspetto della nuova immunologia è il c.d. Sistema Immunitario delle Mucose MALT, suddiviso in NALT dove N sta per nasofaringe e che riguarda il polmone e le prime vie aeree, e GALT dove G sta per Gut (intestino) e che riguarda l’apparato digerente.
L’intestino, la cui superfice è di circa 350 mq, più o meno un campo di calcio, è la superfice corporea più grande del nostro organismo in contatto con l’esterno, quindi con antigeni microbici ed alimentari, contenente una quantità di batteri, saprofiti come l’acidophilus, ma anche potenzialmente patogeni, come l’Escherichia Coli e i Clostridi, pari a 600 gr. ovvero il peso del cuore, che corrisponde ad un rapporto di 10:1 rispetto le cellule epiteliali.
Questo costante “inquinamento” del lume intestinale fa sì che la mucosa dell’intestino diventi la più importante “palestra” per la tolleranza in immunologia: la relazione tra self e non-self si gioca qui non solo sul piano microbico ma anche alimentare perché in quella che è la “processione” ovvero la “umanizzazione” degli alimenti, l’organismo sceglie cosa è assimilabile cioè cosa è simile a se stesso, e cosa no, trasformando forze disgreganti in energie coerenti. Infatti mentre il fenomeno della digestione è perfettamente conosciuto in ogni sua fase, l’assimilazione è un processo più alchemico che chimico ed è praticamente misconosciuto; è ovvio però che il sistema immunitario è parte in causa in questo processo e si è visto che le IgA secretorie ne rappresentano il fulcro.
In una visione olistica e complessa dell’uomo, la relazione self/nonself non si gioca solo a livello cellulare, aprendo il grande capitolo delle intolleranze alimentari e della alimentazione come uno dei punti cardinali del benessere, ma anche sul piano relazionale tra individuo ed individuo ed anche in questo caso l’intestino gioca un ruolo fondamentale come si può evincere dalle parole di M. Gershon (24) in una intervista rilasciata al Corriere della Sera il 24 maggio 2004:
«La teoria dei due cervelli poggia su solide basi scientifiche, basti pensare che l’intestino, pur avendo solo un decimo dei neuroni del cervello, lavora in modo autonomo, aiuta a fissare i ricordi legati alle emozioni e ha un ruolo fondamentale nel segnalare gioia e dolore. Insomma, l’intestino è la sede di un secondo cervello vero e proprio. E non a caso le cellule dell’intestino producono il 95% della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere»
CAP. 5° PNEI E SALUTE
Come fa il network PNEI a mantenere sano il corpo?
Dal punto di vista fisico anche l’uomo è soggetto all’entropia (ovvero alla perdita di energia ed all’aumento del disordine, caos) ma la vita è di per sé negentropica, infatti un fiore che sboccia è la negazione di una delle principali leggi della fisica moderna.
Negli esseri viventi ci sono perciò 2 forze: una che spinge verso la disgregazione (entropia) ed un’altra, conosciuta da sempre, descritta sotto varie forme come Pneuma, Energia vitale, Chi, Prana, Energia Orgonica ecc., che ci mantiene in vita.
Dal punto di vista biologico, l’applicazione della Curva di Gauss ai fenomeni vitali evidenzia un dato non trascurabile.
Se la deviazione dallo standard (nella figura tra -1SD e +1SD) è considerata la norma, è sicuramente fuori norma il gruppo compreso tra -1e -2 SD e quello tra +1 e+2 SD.
Decisamente anomalo va considerato quel poco che è al di là di -2SD e di +2SD. Questo poco è calcolato in 0,1 unità da ogni lato della curva, che fa 0,2% del totale.
Se nella curva metto le cellule del corpo umano che ogni giorno vengono sostituite, circa 300 miliardi, ne risulterà che di queste 600 milioni, ogni giorno, sono cellule altamente anomale e quindi potenzialmente cancerogene.
Quale strategia mette in atto l’essere vivente per salvaguardare la sua vita? Per allontanarsi dall’entropia?
È evidente che l’unica risposta che la scienza può dare oggi è in chiave PNEI o non ha risposta.
La teoria dei sistemi di Bertalanffy (25) presuppone che ogni livello di sistema per essere considerato tale deve essere dotato di AUTONOMIA. Ora, se preparo una coltura cellulare e la fornisco di luce, aria ed alimenti adeguati, le cellule vivranno e si riprodurranno. Ciò non accadrà se metto in coltura un organo o un apparato perché in biologia solo due sono i sistemi in grado di vivere in modo autonomo: la cellula e l’organismo intero. L’autonomia è determinata dalla presenza di un “programma” che se nella cellula è identificabile con il DNA da cosa è rappresentato nell’organismo intero?
Speciani direbbe che è nell’ID il programma uomo, ovvero nella psiche, io non so se questa entità (non visibile come è non visibile il 95% dell’universo e che rappresenta l’Identità, l’ IO SONO) è nel cervello o è “non locale”, comunque sia ogni uomo è fornito di una tecnologia interiore che si manifesta come psiconeuroendocrinoimmunologia e che è in grado di controllare il sistema verso il benessere. Purtroppo l’IO SONO (26) pare essere molto sensibile alle emozioni ed alle forme di pensiero, tanto da essere facilmente deviato nel suo compito ma è da questo punto di osservazione che si evidenzia che la terapia più olistica, più integrata, più mirata per correggere le deviazioni del sistema, è la meditazione. Meditazione non intesa come atto religioso, benché siano molti ormai i lavori scientifici che dimostrano l’efficacia della preghiera in terapia, ma come stato dell’essere. Ossia creare uno “spazio mentale ricreativo” nel quale l’IO SONO resetta il sistema ritrovando quella frequenza di base sulla quale la vita genera se stessa (eliminando, si spera con facilità, i 600 milioni di probabili cellule cancerogene che ogni giorno generiamo)!
APPENDICE: PNEI E FISICA
I miracoli accadono non in opposizione alla natura
ma in opposizione a ciò che conosciamo della natura
(Sant’ Agostino)
Se la biologia accetterà di studiare i fenomeni vitali con occhio nuovo, olistico, sistemico, dovrà accettare di far sue le numerose scoperte della fisica moderna e studiare come le leggi della fisica quantistica si manifestano in biologia.
La fisica riassume la descrizione della natura in quattro forze:
- Atomica forte
- Atomica debole
- Gravitazionale
- Elettromagnetica
È interessante notare come la materia è spiegata in termini di forze e quindi di energia, quasi come se la materia altro non fosse che figlia dell’energia, una sua conseguenza. Siccome la fisica è sicuramente una scienza più esatta della medicina (se non altro ogni sua teoria è supportata da una formula matematica) diventa imperativo indagare come queste forze guidano i fenomeni vitali. Se per ora lasciamo da parte la forza atomica, perché a livello atomico comprendere la differenza tra inerte e vivente è impossibile, e la forza gravitazionale sulla quale, in fondo, si basa l’astrologia, il campo d’azione della fisica in biologia è l’elettromagnetismo.
In effetti se le informazioni biologiche, tra i vari organi dell’organismo e tra questi ed il SNC, fossero trasmesse per via ematica o anche nervosa, viaggerebbero in modo troppo lento dal momento che siamo in grado di realizzare da 20 a 35 mila reazioni chimiche al secondo e che ogni secondo muoiono e vengono sostituite ben 3 milioni e mezzo di cellule.
Le informazioni non viaggiano! Non viaggiano perché sono sempre ovunque grazie al Campo Elettro Magnetico (CEM) ed è l’informazione EM che guida la molecola, è la biofisica che guida la biochimica.
Come la limatura di ferro si dispone in semicerchi concentrici intorno ai poli di un magnete, così la materia, che per la fisica moderna altro non è che energia ad una frequenza più bassa, si struttura intorno ad un CEM.
In biologia questo campo rappresenta il progetto di colui al quale appartiene, e contiene tutte le informazioni affinché le sue irripetibili impronte digitali siano uguali ed uniche per tutta la vita e affinché anche dopo 20 anni egli continui ad assomigliare a se stesso.
Il fisico Vittorio Marchi in un convegno tenutosi a Bellaria disse:
“ogni corpo è fatto di cellule ed ogni cellula è fatta di atomi ed ora sappiamo che l’atomo è fatto anche della distanza che c’è tra un atomo e l’altro. Quindi tutto è un unicum, non c’è interspazio ed ogni atomo è informato di ciò che accade agli altri atomi, non c’è trasmissione perché è un tutt’uno. Esiste una dimostrazione di ciò che ho detto? Si, nel 1982 il fisico A. Aspect ha colpito con un laser un campione di calcio CaCo3, ne ha estratto un positrone, lo ha portato a collisione e si sono liberati 2 fotoni.
Questi sono stati scagliati a distanza indifferente (che per i fisici vuol dire scagliati a qualsiasi distanza, anche anni luce), quindi si è visto che in tempo reale, in fisica significa istantaneamente, quando veniva invertito lo spin di uno, contemporaneamente si invertiva anche quello dell’altro” (Convegno L’Uomo e la Scienza, 2009)
Questo fenomeno verrà chiamato in fisica entanglement che vuol dire intreccio, e sarà più volte confermato in altri esperimenti. Quindi la fisica ha dimostrato che nell’universo tutto è collegato e che ogni punto dell’universo contiene in sé l’informazione di tutto il resto.
E la mente? I pensieri? Anche i pensieri emettono onde EM che sono registrabili con l’EEG quindi probabilmente: è una frequenza che trasforma un pensiero in una molecola.
D’altra parte per la fisica teorica oggi, l’universo è pensiero solidificato ed il fisico M. Teodorani nel suo libro Entanglement afferma: “un unico meccanismo fisico sincronico sembra unire tra loro tutti questi fenomeni, dove particelle, materia e coscienza si fondono in una sola realtà olografica, rendendo concreti e spiegabili fenomeni come la telepatia, il teletrasporto, la precognizione e la psicocinesi” (Teodorani, Entanglement, Macro, 2007)
Ho desiderato di fare questa breve disgressione sulla fisica per
- Innanzitutto onorare i fisici come scienziati lungimiranti per aver accettato come scientifica la contraddizione ed il paradosso (dal principio di indeterminazione di Heisemberg a quello di complementarietà di Bohr); aver compreso che l’osservatore non solo influenza l’esperimento ma ne è parte integrante (vedi esperimento delle due fessure) e che quindi c’è sempre un aspetto soggettivo nello studio della realtà; ed infine aver accettato i limiti della loro ricerca evidenziando che la quantità di materia sulla quale hanno indagato fino ad oggi, è meno del 5 % visto che tutto il resto per ora è ancora materia oscura.
- Evidenziare quante utili informazione questa branca della scienza può apportare allo studio della biologia. Dal chiarire fenomeni non spiegati come il moto del sangue nei vasi, che procede in modo lamellare anziché turbolento come in un qualunque altro tubo, al come avviene organizzata ed indotta la differenziazione cellulare nell’embrione. Dallo spiegare il meccanismo di azione del prodotti omeopatici e comprendere quale energia scorre nei meridiani di agopuntura. Dalla fisica dell’acqua ai fenomeni di risonanza.
Soprattutto ho desiderato fare questa disgressione sulla fisica per il grande apporto che potremmo avere sul piano della terapia. Se in natura tutto oscilla, tra un polo positivo ed uno negativo, anche le cellule e le molecole delle quali esse sono costituite, oscillano. Questa oscillazione, che determina la formazione di un campo di energia CEM, è misurabile in Hertz. Come possiamo conoscere la frequenza di oscillazione del quarzo, che oscilla una volta al secondo così da essere utilizzato come pacemaker nei nostri orologi, possiamo conoscere la frequenza di fondo del fegato sano, della milza e di tutte le funzioni fisiologiche comprese quelle psichiche, fino a trasmettere informazioni fisiche per stimolare o frenare reazioni biochimiche patologiche … non dovrebbe essere difficile in un mondo telematico come il nostro.
La fisica può spiegare come i nostri pensieri prendono forma agendo sulla materia creando così un cambiamento di paradigma anche sul c.d. effetto placebo che non sarà più visto come un effetto collaterale in soggetti neurolabili, ma un valido strumento della mente per una terapia senza effetti collaterali. E quando sapremo usare la mente senza l’inganno della pillola zuccherina potremmo allora affermare senza dubbi che: “la nostra biografia è la nostra biologia” (C. Myss, Anatomia dello Spirito, Mondadori, 1999) e ad ogni uomo sarà restituito il suo potere.
Bibliografia
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- Pancheri, Stress, Emozioni, Malattia, Mondadori, 1980
- Chopra, Corpo senza Età, Mente senza Tempi, Sperling &Kupfer, 1997
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- Dethlefsen, Il Destino come Scelta, Mediterranee, 1984
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- Capra, Il Punto di Svolta, Adelfi, 1982
- Capra, La Rete della Vita, Rizzoli, 1997
- Talbot, Tutto è Uno, Urra, 1997
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- Pert, Molecole di Emozioni, Tea, 2005
- D. Gershon, Il Secondo Cervello, Utet, 2005
- Bertalanffy, Teoria Generale dei Sistemi, Mondadori, 1983
- Conte di Saint Germain, Io Sono, Età dell’Acquario, 2001
Pubblicazioni richiamate nel testo:
- Capra, Il Tao della Fisica, Adelfi, 1982
- Pert, Molecole di Emozioni, Tea, 2005
- LeDoux, Il Sé Sinaptico, Cortina, 2002
- Bateson, verso una Ecologia della Mente, Adelfi, 1980
- O. Speciani, Di cancro si vive, Masson, 1982
- Bottaccioli, Mutamenti delle basi delle scienze, Tecniche Nuove, 2011
- Bottaccioli, Psiconeuroendocrinoimmunologia, Red, 2005
- Scapanini, Canonica, Psiconeuroendocrinologia, Liviana 1982
- vv., La Medicina Biologica, Rivista di Omotossicologia, Guna
Libri di studio:
- Bottaccioli, Mutamenti delle basi delle scienze, Tecniche Nuove, 2011
- Bottaccioli, Psiconeuroendocrinologia, Red, 2005
- Bottaccioli, Il Sistema Immunitario: la Bilancia della Vita, Tecniche Nuove, 2008
- Muller, Neuroendocrinologia, E.M.S.I. 1984
- Pribram, I Linguaggi del Cervello, Franco Angeli, 1976
- Gasperini, Multidisciplinarietà in Medicina, Salus Infirmorum, 2011